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Civitanova Danza Focus: quale danza mostrare e a chi?

Civitanova Danza Focus: quale danza mostrare e a chi?

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Civitanova Danza 2014 è partita con la sua ventunesima edizione: dopo un’apertura molto applaudita con Eleonora Abbagnato e le stelle de l’Opéra de Paris – che hanno eseguito molti passi a due tratti da alcune coreografie fondamentali per la storia del 900, trasportando il pubblico in un mondo fatto di amore e sentimenti leggiadri – è stata la volta di una vera e propria maratona fatta di incontri e spettacoli.
E infatti sabato 19 luglio si è svolto il primo festival nel festival, dove la danza, i giovani e l’alta qualità degli spettacoli hanno segnato l’intero arco della giornata.
fotoA dare l’avvio è stato Civitanova Danza Focus, un incontro con esperti del settore che hanno discusso intorno al tema Mostrare la danza. Sollecitati dalla domanda del direttore di Amat e del festival civitanovese Gilberto Santini «quale è la danza da mostrare, quali sono i formati giusti, e soprattutto a chi dobbiamo mostrare la danza?» sono stati Donatella Ferrante (MiBACT), Francesca Bernabini (presidente Federdanza-Agis), Silvano Patacca (direttore del Teatro Verdi di Pisa), Patrizia Coletta (direttore di FTS-Fondazione Toscana Spettacolo) e Silvia Poletti (critico di danza e docente).
Se la Ferrante ha ribadito come siano preziose le occasioni come queste dove si sviluppa appieno il concetto di “espansione della danza”, caro al Ministero e al nuovo Decreto, grazie al coinvolgimento di spettatori, operatori e ministero, neoartisti e artisti affermati, la Bernabini ha sottolineato come la danza si stia espandendo verso altre arti, aprendosi sempre di più a contaminazioni. E allora quale danza mostrare e a chi diventa una questione fondamentale: Patacca ha illustrato la necessità di rassegne trasversali per aumentare il pubblico, offrendogli una pluralità di stili di alta qualità; ma uno dei nodi principali da sciogliere secondo il direttore pisano è costruire il pubblico di domani, investendo nella formazione. Ad aggiungere un’ulteriore domanda è stata Patrizia Coletta: «Dove mostrare la danza? In quale spazio e per quale tessuto sociale?» Infatti i teatri italiani non sono stati costruiti per l’arte coreutica e la tradizione della diffusione della danza è troppo recente per far sì che esista un vero e proprio pubblico di danza.

Poletti e Santini
Poletti e Santini

Dopo le interessanti considerazioni fatte dagli operatori, al tavolo di discussione è stata la critica Silvia Poletti a mettersi dalla parte dello spettatore, dato che considera il critico una sorta di trait d’union tra pubblico e artisti/operatori: «Quando si parla di danza ci sono degli elementi e dei riferimenti sintattici, filosofici, estetici e tecnici precisi da cui non si può prescindere; quindi la prima cosa da fare – quando si parla di cosa mostrare – è semplicemente ‘fare danza’». Una sorta di monito, neanche troppo sottile ma ben esplicito, rivolto soprattutto a coloro che programmano gli spettacoli di danza. La Poletti ha sottolineato come la danza non possa prescindere dalla ‘tradizione’: è quest’ultima che serve per comunicare il passato al futuro; coloro che creano un linguaggio artistico contemporaneo devono tenere in considerazione i parametri della tradizione. Merce Cunningham diceva «la figura di Giselle mi è estranea», ma sapeva di cosa stava parlando. La critica ha concluso dicendo che la danza è per tutti e soprattutto il pubblico riconosce la qualità quando c’è.

A tirar le fila del discorso Santini che ha rilanciato chiedendo, al frizzante tavolo di discussione, come fare affinché la dominante del gusto dell’operatore, che è chiamato a scegliere quale danza mostrare, non precluda l’orizzonte: «Servono bandi? Ci sono dei Maestri che vanno mostrati? Ne abbiamo nella scena di casa nostra? Ci sono dei percorsi di selezione che possono aiutare?» Ed è qui che è partita una riflessione sulla NID che si è svolta a Pisa – ossia la Piattaforma di Danza Italiana che ha visto la prima edizione in Puglia l’anno scorso e la seconda a maggio 2014 appunto in Toscana -: ne sono state messe in luce tutte le sfumature a riguardo, analizzando i risvolti sia positivi che negativi; ma soprattutto è stata sottolineata la forte volontà collettiva mirata a migliorare e far crescere positivamente uno strumento tanto importante quanto necessario per gli artisti italiani.

Poletti, Santini e Ferrante
Poletti, Santini e Ferrante

La Poletti ha regalato quindi un ulteriore monito, specificando come si debba tenere presente la situazione storico-politica della danza in Italia, molto diversa dai nostri vicini di casa: «Tendiamo a emulare fenomeni altrui, ma direi che dovremmo cercare di non subire un processo di colonizzazione culturale. Abbiamo dei Maestri in Italia, ma vanno presentati alla Piattaforma e sostenuti, è nostro dovere sostenere quello che i nostri riferimenti (penso alla Francia) fanno da decenni; all’estero purtroppo non si conosce ciò che abbiamo in casa, non si conosce la nostra qualità». Patacca ha ribadito come le compagnie di danza che affrontano il classico rivisitato sono molto in difficoltà nel mostrare il loro lavoro. A questa puntualizzazione si è inserita anche la Bernabini che ha specificato come in Italia negli ultimi anni ci sia stato un sostegno alla danza contemporanea e alle produzioni in bilico tra danza e non danza, non sapendo così valorizzare la nostra tradizione e quelle compagnie che se ne prendono carico.

Momenti di incontro come questo di Civitanova Danza Focus servono a rinnovare il dibattito sempre aperto sulla danza. Il direttore Santini ha concluso dicendo che le modalità di confronto e costruzioni diverse sono fondamentali: il risultato si cerca insieme, togliendo l’aura di isolamento di questi appuntamenti tra operatori del settore e aprendoli a tutti.

Carlotta Tringali

Leggi anche il secondo Focus di Civitanova Danza Danzare il pubblico, avuto luogo il 9 agosto

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