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Dal convegno “Età matura e culture. Esperienze, sguardi e progetti”

Dal convegno “Età matura e culture. Esperienze, sguardi e progetti”

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Mia giovinezza.
Non t’ho perduta. Sei rimasta, in fondo
all’essere. Sei tu, ma un’altra sei:
senza fronda nè fior, senza il lucente
riso che avevi al tempo che non torna,
senza quel canto. Un’altra sei, più bella.

Si apre con la poesia di Ada Negri Mia giovinezza il convegno Età matura e culture. Esperienze, sguardi e progetti dedicato alla terza età che ha avuto luogo il 15 aprile al Teatro Persiani di Recanati. La giornata organizzata da AMAT in collaborazione con il Consorzio Marche Spettacolo e il Comune di Recanati ha raccolto le testimonianze di una pluralità di iniziative regionali, nazionali e internazionali.

Al tavolo: Gilberto Santni, H.Cerina, Lesley Millar

È il direttore di Amat, Gilberto Santini, a ricordare e citare questa bella poesia nell’aprire il seminario introducendo un tema che ci somiglia molto, come la vita: «pensiamo agli anziani come qualcosa lontano da noi, ma è sciocco non rivolgerci a loro, a chi ha fatto più strada di noi; significherebbe rifiutare la memoria». Dopo il saluto del sindaco della città di Recanati Francesco Fiordomo e quello del Presidente di Consorzio Marche Spettacolo Carlo Maria Pesaresi, seguono le presentazioni dei vari progetti che si occupano di terza età: a livello regionale Silver Art, a livello nazionale Italia Longeva e a quello internazionale Transparent Boundaries.

TRANSPARENT BOUNDARIES
Finanziato nell’ambito del Programma Cultura 2007-2013 dell’Unione Europea, Transparent Boundaries (letteralmente ‘confini trasparenti’) si interroga su quale sia il ruolo degli anziani nell’Europa contemporanea attivando dialoghi creativi e soprattutto differenti a seconda delle identità dei vari partner.
Sono quattro strutture a portare avanti il progetto: The University of the Creative Arts per la Gran Bretagna, capofila del progetto, AMAT per l’Italia, Aalborg University per la Danimarca e Hellenic Regional Development Center per la Grecia.
A turno, ogni rappresentante dei partner coinvolti presenta durante il convegno come la struttura partecipante ha deciso di declinare Transparent Boundaries.

Inghilterra
La professoressa Lesley Millar, rappresentante della Gran Bretagna e capofila del progetto, illustra quale sia stato il lavoro che The University for the Creative Arts ha condotto con le persone della terza età. Un problema si è sollevato sin da subito nella scelta della parola “elder”, anziano: tutti i partecipanti vi associavano una percezione negativa, trovando la parola denigratoria. ‘Anziano’ non è più un sostantivo, un nome, ma diventa un aggettivo, una descrizione. La domanda principale che solleva Lesley è “where are the older people and why doesn’t society recognise their presence more in popular culture?” C’è un problema alla base che è insito nella società, una società che non riconosce più la presenza dell’anziano nella cultura popolare. La professoressa Millar sottolinea la necessità di chiamare le persone con l’appellativo che gli spetta, perché in fondo noi siamo la nostra età, e la parola ‘anziano’ porta con sé un patrimonio, significa esperienza e saggezza. È proprio da questi ultimi concetti che è nata, nel 2007, l’associazione The Elders: composta da personaggi d’importanza mondiale guidati da Nelson Mandela. Anche nei media la figura degli anziani non è sclerotizzata: basti pensare ai tanti film di cinema che vede protagonisti questa grande fetta di popolazione.

installazione a Rowlands Castle

Ma come si è declinato il lavoro di Transparent Boundaries nell’Università di Arti Creative? Hanno deciso di sviluppare delle mappe comparative tra l’individuo e la comunità e tra le diverse generazioni. A Rowlands Castle, nello Hampshire, gli artisti e tessitori di merletti Gail Baxter e Carol Quarini hannolavorato alla realizzazione di mappature su tre linee di intervento (linee del passato, linee di connessione, linee del desiderio). Tutti i partecipanti hanno segnato su una cartina i luoghi del proprio passato, quelli che appartengono alla quotidianità e quelli che rappresentano il desiderio e il futuro. Il luoghi sono diventati i punti di un fitto reticolato e la base di istallazioni artistiche; le mappe sono diventate dei merletti e gli anziani hanno scoperto come le loro vite si sono intersecate nel passato e nel presente.
Lesley Millar sottolinea come questo progetto le abbia permesso di guardare alla “zona grigia”, definendola “di confine”, difficile ma importante da definire perché è qualcosa che si muove e soprattutto è forza grigia, conoscenza grigia e bellezza grigia.

Italia
Sono Daniele Sepe e Daniela Rimei a presentare il lavoro che AMAT ha fatto per Transparent Boundaries e declinato in tre momenti: PHOTO FOLDER_uno sguardo alle Marche over 60, con anziani protagonisti di una serie di ritratti a cura della fotografa Francesca Tilio; il workshop condotto dal performer e coreografo Alessandro Sciarroni con protagonisti over 60enni; il lavoro che un altro coreografo, Giulio D’Anna eseguirà a Varsavia all’interno di una galleria d’arte in un’azione interculturale.
Tra i quattro partner, Amat è l’unico che si occupa di spettacoli dal vivo; l’indagine dei confini tra generazioni e approcci al mondo della terza età vengono infatti attivati attraverso il teatro, la danza e la fotografia. Anche i partner italiani, collegandosi a quanto diceva Lesley Millar, sottolineano come la percezione negativa legata alla parola ‘anziano’ sia sollevata dai partecipanti al laboratorio di Sciarroni: un gruppo molto elettrico… (per saperne di più vai all’approfondimento).

Al tavolo: Gilberto Santini, Helen Cerina, Iro Pappa

Danimarca
La professoressa Anne Marie Fisker di Aalborg University trasporta gli uditori del convegno in un piccolo paesino di pescatori: Hirtshals, nel nord della Danimarca. È da lì che proviene l’università partner di Transparent Boundaries ed è proprio dal territorio che parte il progetto danese. Il paesino è infatti abitato da tanti pescatori, che oggi non sono più in attività e la loro storia sta scomparendo: una perdita per la vita sociale e per la storia della Danimarca. È per questo che in agosto, durante l’annuale Fish Festival, l’Università dedita all’architettura e all’interior design organizzerà dei laboratori in cui verranno messi in connessione, in uno scambio culturale intergenerazionale, pescatori anziani, che per decenni hanno operato come singoli lavoratori, e i consorzi che oggi gestiscono il mercato della pesca. La relazione tra il metodo di lavoro ‘di una volta’ e l’industria di oggi sarà alla base di installazioni creative tra il presente e il futuro del mondo della pesca, creando una rete che ha a che fare con pesci, storie e cibo provenienti dal mare.

Grecia
A concludere la presentazione di Transparent Boundaries è Iro Pappa, rappresentante dell’Hellenic Regional Development Center della Grecia. Inizia col mostrare dei video di anziani che cantano musiche popolari: poesie e testi che fanno parte della cultura greca e che rischiano di perdersi nel ricambio generazionale. “Non siamo venuti qui per bere e mangiare, ma perché vi vogliamo bene” recita un’anziana signora in video. La memoria degli anziani, fatta di canti e di storie, sembra stonare con il nostro presente, sottolinea Iro Pappa. Queste canzoni folkloristiche parlano di combattimenti, di desideri, di momenti difficili, di imprese eroiche, ma esprimono anche gli alti valori delle vita sociale delle persone, abbracciando l’universale. Per Transparent Boundaries il centro ha coinvolto delle letterate, rigorosamente donne, che hanno trasformato le idee e le storie degli anziani in poesie, tracciando – come fossero dei fili metaforici – dei percorsi attraversati durante l’arco delle loro vite. Così il trasferimento dalla campagna alla città, gli anni della dittatura, l’epoca in cui le donne lavoravano a maglia sono diventati racconti da tramandare ancora oggi per riconoscere un ruolo attivo alla memoria.

Al tavolo: Gilberto Santini, Helen Cerina, Silvia Cuppini

LA TERZA ETÀ NELLA STORIA DELL’ARTE
Dopo la presentazione del progetto Transparent Boundaries prende la parola la storica dell’arte Silvia Cuppini dell’Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo”.
La professoressa conduce gli astanti in un affascinante e singolare viaggio per immagini. Il punto di partenza è una domanda: come rappresentare il volto di Dio? Se Giotto lo dipinge come un uomo forte, Michelangelo lo immagina come un grande vecchio. Cos’è cambiato durante il Rinascimento? Tra tutti gli attributi di Dio – forza, onnipotenza ed eternità – è stata scelta quella più facilmente rappresentabile: l’eternità; ma per conquistarla bisogna aver vissuto. Nel saggio di Paul Ricoeur Dimenticare, perdonare, ricordare. L’enigma del passato si cita una frase del filosofo Vladimir Jankélévitch: “colui che è stato non può più non essere stato; ormai questo fatto misterioso di essere stato è il suo viatico per l’eternità”.
Superato il problema di vedere la vecchiaia come qualcosa legato al tempo, Silvia Cuppini inizia a mostrare dei quadri dedicati ai sacri incontri: tra tutti, quello di due donne, una anziana e una giovane, ossia tra Elisabetta e Maria, entrambe incinte; l’attesa di un figlio le rende uguali e annulla la distanza temporale. La storica, infatti, propone alla platea in ascolto il tema della Visitazione affrontato da alcuni pittori. Nella rappresentazione che ne restituiscono Giotto, poi Tintoretto, Pontormo e Bill Viola, c’è sempre insito il tema del viaggio: mentre la figura di Elisabetta infonde un senso di stabilità, in Maria c’è quello del movimento, perché la donna più giovane affronta il viaggio verso quella più anziana, e il movimento termina in un abbraccio.

Visitazione di Tintoretto

Nell’incontro avviene proprio l’affermazione di un confine e l’abbattimento di quest’ultimo nell’abbraccio: ecco come la visitazione interpreta bene la fragilità dei confini. Anche nella parabola del figliol prodigo è rappresentata l’immagine di due figure che si abbracciano e che annullano il senso di separatezza – come la parabola ci insegna – anche grazie al perdono. Silvia Cuppini termina dicendo che il perdono è la soluzione di fronte alla violenza dell’oblio; il suo significato è di “grande dono”, di iper-dono, ossia di “massimo del dono”. Il perdono annulla la distanza tra anziani e giovani, tra le nuove e vecchie generazioni.

AL tavolo: G. Santini, H. Cerina, Rosanna Morazzini, Giorgia Berardinelli

SILVER ART
Dai progetti internazionali si passa a quelli regionali: Giorgia Berardinelli introduce SILVER ART! Over 60 per la Cultura, progetto di volontariato culturale promosso da CMS – Consorzio Marche Spettacolo e realizzato in collaborazione con le associazioni Auser e Unitre, che prevede la possibilità di fruizione del patrimonio culturale delle Marche – teatri, biblioteche e musei – grazie al supporto di volontari con più di 60 anni di età. Sono 40 i volontari coinvolti, 9 le città e 18 i luoghi culturali: i lavori svolti sono nella maggior parte dei casi di front-office, di prime informazioni al pubblico, di guardiania; queste persone appassionate e qualificate non vanno a sostituire il personale pre-esistente, ma portano un valore aggiunto, di supporto. Come sottolinea Rosanna Morazzini, una delle volontarie che ha portato la sua testimonianza diretta al convegno, per invecchiare bene e partecipare alla vita sociale bisogna rimanere intellettualmente attivi e oggi è possibile farlo dando anche un contributo alla comunità e alla sfera culturale della propria città con del lavoro volontario, importante e fondamentale soprattutto in un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo.

ITALIA LONGEVA
A chiudere il convegno è Silvia Bustacchini dell’INRCA che presenta Italia LongevaRete nazionale di ricerca sull’invecchiamento e la longevità attiva, promossa dal Ministero della Sanità, dalla Regione Marche e dall’INRCA. Questo progetto nazionale vuole lavorare sull’invecchiamento attivo, promuovendo e sostenendo una nuova visione dell’anziano quale risorsa per la società, in buona salute e impegnato in compiti e ruoli adatti che ne valorizzino l’esperienza e la saggezza accumulata negli anni.
Molti Paesi hanno il problema dell’alto numero di anziani e l’Italia è tra questi. La longevità spesso si porta dietro problemi – non si può infatti dire che gli anziani siano tutti uguali, perché ciascuno ha caratteristiche differenti date da malattie e disabilità – ma è anche una conquista e un’opportunità di relazione; soprattutto l’anziano rappresenta anche un nuovo fruitore di beni e servizi.
Italia longeva vuole cercare di integrare tutti gli aspetti e i comportamenti sociali, economici, culturali e personali dell’anziano e rivolgersi a chi può essere interessato alla terza e alla quarta età, ossia alle istituzioni e alle aziende di ambito socio-sanitario.
L’anziano diventa così un’opportunità di sviluppo economico e sociale, stimola la ricerca e l’innovazione e può favorire l’implementazione di nuove tecnologie (come il modello di “casa intelligente” che si sta sviluppando a Fabriano in collaborazione con alcune aziende).

Dopo tutti questi interventi “l’anziano”, nella sua accezione e nel suo status sociale, ha acquistato un’importanza diversa e ha visto restituita una dignità che troppo spesso viene dimenticata.
La giornata dedicata all’età matura e alle culture si chiude con una battuta del direttore Gilberto Santini: «Con questo convegno abbiamo stimolato una nuova cultura della vecchiaia, momento della vita di iper-doni e di una giovinezza più bella di quella che abbiamo vissuto.»

Carlotta Tringali

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