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Enzo Cosimi in residenza a Civitanova Marche

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Come in un sogno, alcune immagini a cui dà vita il coreografo Enzo Cosimi, nei suoi spettacoli, rimangono impresse nella mente. Anche dopo aver visto l’anteprima di Thanks for hurting me il processo è lo stesso: a rimanere appiccicate al corpo sono sensazioni, frammenti gestuali legati all’inafferabilità del presente e che inevitabilmente si fanno nella memoria sfocati. Usciti dal Teatro Annibal Caro di Civitanova Marche sembra di aver preso parte a un rito dove tre danzatrici – le splendide Paola Lattanzi, Elisabetta Di Terlizzi, Alice Raffaelli, diversissime per fisicità e movimenti, ma tutte portatrici di mondi gestuali che si completano tra loro – ci hanno socchiuso delle porte su citazioni letterarie kafkiane, immagini posturali del miglior Francis Bacon; il tutto senza alcun esplicito collegamento ma solo con il richiamo a immaginari propri di ogni singolo spettatore.

La compagnia di Enzo Cosimi ha abitato lo spazio del Teatro Annibal Caro e la Foresteria Imperatrice Eugenia di Civitanova Marche – su iniziativa del Comune, dei Teatri di Civitanova e dell’AMAT – per ultimare l’allestimento di Thanks for hurting me, nuovo lavoro firmato dal coreografo romano che venerdì 22 settembre al Teatro Annibal Caro ha mostrato al pubblico un’anteprima per per poi debuttare a Roma il 26 settembre 2017. Proprio in questa occasione abbiamo intervistato il coreografo per farci raccontare come ha lavorato a Civitanova e da cosa ha tratto ispirazione per il suo nuovo spettacolo.

Thanks for hurting me è la terza tappa del progetto Sulle passione dell’anima ed è dedicato all’esperienza emozionale e sensoriale del dolore, processo che permette di santificare l’uomo e allontanarlo dalla vita.

“L’avvento del nichilismo ha annullato ogni valore metafisico in un sistema dominato dalla tecnologia e dalla scienza. Quindi – si legge nelle note della compagnia – il dolore viene estirpato dalla vita perché non abita più persone ma strumenti. Dal mutato rapporto con il dolore sorge una nuova modalità di  pensiero che celebra il mondo virtuale, la velocità e la narcosi, in una sola parola, la fuga. Visioni e narrazioni in cui vere storie e biografie inventate si mescolano fra loro, in cui si mette in crisi l’idea di una narrazione ufficiale e oggettiva e si inseguono invece rappresentazioni più oblique e complesse. L’idea è di orchestrare una polifonia di sensazioni in cui il senso di drammatizzazione vale molto di più del processo di descrizione, creare una drammaturgia a più livelli, multidimensionale riconducibile all’eliminazione dei confini tra le discipline artistiche, mettendo il corpo protagonista dell’intero processo artistico. La drammaturgia del lavoro si serve come complice dell’universo kafkiano attraverso dispositivi necessari per imbastire una scrittura del corpo sincretica dove il dolore insegna ad ascoltare e a trasmettere l’unicità dell’essere umano”. Enzo Cosimi

 

Regia, coreografia, scene e costumi sono firmati da Enzo Cosimi, l’interpretazione e collaborazione alla coreografia sono di Paola Lattanzi, Elisabetta Di Terlizzi, Alice Raffaelli, il video è di Stefano Galanti, il disegno luci di Matteo Crespi ed Enzo Cosimi, la musica a cura di Enzo Cosimi e Stefano Galanti e i testi di Giulia Roncati

con il sostegno per la residenza di Amat, artedanzae20/DanceHaus e di Festival Quartieri dell’Arte di Viterbo

Intervista e montaggio sono a cura di Carlotta Tringali / si ringrazia la Compagnia Enzo Cosimi per le immagini utilizzate tratte dallo spettacolo

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