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La necessità di dialogo e confronto tra artisti e operatori

La necessità di dialogo e confronto tra artisti e operatori

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foto di Federico Brizi della Rosa

Spesso gli artisti hanno bisogno di un confronto con chi si occupa del settore delle performing arts – artisti, danzatori, registi, ma anche operatori –: per avere un riscontro, per capire ciò che all’esterno viene percepito, per comprendere se la direzione che stanno prendendo, o che hanno preso, sia quella giusta; ma anche solo per conoscersi, per aprire un tavolo di discussione e una finestra sul futuro.

Sabato 26 gennaio a Villa Nappi di Polverigi è avvenuto proprio uno di questi dialoghi: il danzatore Francesco Marilungo ha messo in scena Emily – uno studio del suo primo lavoro nei panni di danz’autore – per poche persone dallo sguardo attento, per esperti dell’ambito performativo.

Ma da dove nasce la necessità di un dialogo?
Un lavoro artistico va sentito, pensato, soppesato, approfondito e con cura realizzato. Non mancano le difficoltà di questo vero e proprio viaggio: è un processo che l’autore stesso compie nella propria interiorità; ma lo stesso processo dovrebbe tenere sempre aperta una finestra sul reale, affinché ciò che nasce da una necessità privata si riversi nel mondo e venga accolta da chi, quella creazione, la riceve.
Per un artista è importante, in fase creativa, avere dei feedback, dei pareri e opinioni di che cosa del proprio lavoro arrivi all’esterno; capire cioè cosa viene percepito delle proprie intenzioni da fuori; qual è la comunicazione che passa tra chi crea e chi riceve, tra chi interpreta e chi guarda, completando con la propria mente, la performance in questione.

foto di Federico Brizi della Rosa

È questo quello che è successo sabato pomeriggio a Villa Nappi.
In un’atmosfera quasi familiare, il marchigiano Francesco Marilungo ha mostrato il suo studio. Dopo aver ballato per il coreografo Enzo Cosimi in Calore e Welcome to my world, Francesco ha iniziato l’arduo percorso che fa confrontare un danzatore con l’autorialità, con l’essere l’ideatore e l’esecutore del proprio pezzo. Tornando alla sua regione di origine ha sentito la necessità di conoscere e incontrare alcuni operatori e artisti marchigiani esperti di danza e teatro, cercando un dialogo con loro, instaurando un rapporto accrescitivo. Proprio per questo Villa Nappi, sede storica di Inteatro, ha accolto una decina di persone tra cui alcuni operatori di Amat e di Inteatro, artisti che si trovavano in residenza nella stessa villa e altri sostenuti dalla piattaforma Matilde che si sono recati appositamente a Polverigi per l’incontro.

foto di Federico Brizi della Rosa

Un pomeriggio caratterizzato da un’intimità che ha portato alla condivisione e visione di Emily, performance che Marilungo ha creato ispirandosi alla poetessa americana Emily Dickinson. Un’esibizione privata presentata in un ambiente protetto, tutelato, il cui scopo della giornata era conoscere questo danz’autore e la sua creazione e allo stesso tempo aprire un confronto. Eccola l’apertura verso l’esterno, in cui si analizza quale sia il tipo di comunicazione che viene messa in atto. Tutto questo è stato possibile con uno scambio di opinioni e percezioni sincere su un lavoro che sta cercando una sua forza, una sua precisa direzione nell’utilizzo degli oggetti in scena e di una fisicità dal grande potenziale che deve però ancora trovare il modo per esprimersi al meglio.
Marilungo ha mostrato la sua maturità nell’accettare critiche e suggerimenti, capendo che proprio nel dialogo aperto un lavoro può migliorare e trovare la giusta strada per crescere e acquistare valore.

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