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Residenza e debutto a Pesaro per Monica Guerritore

Residenza e debutto a Pesaro per Monica Guerritore

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guerritore 2Uno spettacolo che parte da Strindberg, arriva a Bergman e si risolve in Woody Allen. Potrebbe essere questa la definizione e presentazione dello spettacolo Mariti e mogli, tratto proprio dal celebre film del regista newyorkese Allen e portato in scena da Monica Guerritore, in veste di adattatrice, regista e interprete. Questa pièce ha debuttato infatti giovedì 9 marzo 2017 al Teatro Rossini di Pesaro dopo una residenza di allestimento della compagnia che per una settimana ha abitato con grande gioia gli spazi del teatro e la città di Pesaro, potendo apportare le ultime modifiche a un lavoro prodotto da Artisti Associati, Pierfrancesco Pisani e Parmaconcerti.

Durante la conferenza stampa l’Assessore alla Bellezza del Comune di Pesaro Daniele Vimini ha specificato come il Teatro Rossini – prossimo ai 200 anni di apertura – sia il cuore pulsante della città, per questo si candida a essere sempre più accogliente nei confronti degli spettatori ma anche degli artisti che si ritrovano, grazie alle residenze di allestimento, anche a vivere e conoscere Pesaro. E gli attori hanno fatto eco a Vimini, raccontando come lavorare in un così “meraviglioso teatro” sia stato motivo di pregio e bellezza aggiunta.

foto guerritorePresenti alla conferenza tutti gli attori, la produzione, l’intera compagnia; infatti in scena, oltre la Guerritore, vi è un nutrito gruppo di artisti: Francesca Reggiani, Pietro Bontempo, Antonio Zavatteri, Alice Spisa, Enzo Curcurù, Lucilla Mininno e Angelo Zampieri. Ed è stata proprio Francesca Reggiani a dare il via al meccanismo che ha portato alla realizzazione di Mariti e mogli, da sempre innamorata di Woody Allen e dai meccanismi di coppia “che sono vecchi quanto attuali”. Il difficile compito di chiedere i diritti al regista cinematografico è poi toccato alla Guerritore e alla produzione che, in modo un po’ rocambolesco, sono riusciti ad avere il nulla osta per procedere all’allestimento di un copione che non poteva essere ambientato a Manhattan ma in un interno per essere trasposto a teatro: da qui il lavoro di adattamento della Guerritore che ha deciso di collocare la commedia dentro una sala da ballo. Un luogo fisico ma anche metaforico, in cui gli otto personaggi sono costretti a rimanere per un’intera notte attraversando tutti i sentimenti dell’animo umano. In una scenografia mutuata da Cafè Müller di Pina Bausch – spettacolo storico del 900 in cui tra tantissime sedie si aggirano anime alla deriva – e con il pensiero vivido di due titoli come Non si uccidono così anche i cavalli di McCoy e Scene da un matrimonio di Bergman, Monica Guerritore ha guidato questa compagnia tra crisi coniugali e tradimenti, in un girotondo amoroso e borghese in cui un Cupido (bendato e sbadato) si diverte a scagliare frecce, far nascere amori, divorzi e altro.

McCoy, Stridberg, Bergman entrano a pié teso dentro questo lavoro, così come Bertolt Brecht, al punto che la citazione di quest’ultimo “quando l’ipocrisia è di qualità scadente è ora di dire la verità; grazie alla psicanalisi si dice la verità” sembra una frase detta da Woody Allen, che ama la verità anche se sgradevole e sgraziata. Monica Guerritore ha specificato che il suo è un teatro di regia, che parte dalle scene e le luci, ma che ha un grande bisogno di personaggi che siano creati da attori-autori affinché si possano servire loro stessi le loro parti. Per questo anche Antonio Zavatteri ha aggiunto che più che un teatro di regia diventa un teatro di attori.

A chiudere la conferenza stampa sono stati i produttori: Pierfrancesco Pisani ha ringraziato lo staff tecnico e ha sottolineato come Mariti e mogli sia il terzo lavoro di Monica Guerritore, sostenuto da Parmaconcerti, a debuttare nelle Marche; Walter Mramor si è aggiunto ai ringraziamenti e ha elogiato il lavoro della regista e di tutta la compagnia che sono entrati in sintonia amplificando certi meccanismi teatrali e scardinandone altri, trasportando lo spettatore dentro un testo fatto sì di parole, ma anche di coreografie e musica, dove gli sguardi e i gesti diventano parte compositiva di una drammaturgia.

 

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