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Tra miracolo e poesia: in fila per il teatro

Tra miracolo e poesia: in fila per il teatro

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Sembra una favola e invece non è altro che la realtà. È successo a Fano, al Teatro della Fortuna. Mentre i giornali si riempiono ogni giorno di notizie legate allo Spread, a un’economia impazzita, spesso incomprensibile e fagocitante, esiste la dimostrazione che, nonostante tutto, ci sono ancora molte persone che danno valore alla cultura, all’attesa; un’attesa che viene trasformata, a cui viene data importanza e significato. A Fano la campagna abbonamenti per la nuova Stagione Teatrale è diventata quasi poetica.

Riccardo e Rosalba in fila per un abbonamento a Teatro

Fano, provincia di Pesaro Urbino, giovedì 11 ottobre 2012. Piazza XX Settembre 1, ore 13.45.
Una signora con il suo nipotino di 7 anni giunge davanti ad un portone chiuso. Apre uno sgabellino da campeggio e lo posiziona nell’angolo tra l’infisso in legno e l’ampia cornice di marmo.
Si siede, sfila dalla borsa il settimanale di enigmistica per eccellenza e, insieme, nonna e nipote, cominciano a giocare.
Li aspetta un’attesa lunga, circa 4 ore.
Quella nonna e quel bambino aspettano che quel portone, alle 17.30, si apra, così che loro possano essere i primi a comprare un abbonamento teatrale, 7 spettacoli di prosa tra i migliori della stagione, con grandi attori.
Quello infatti è il portone del Teatro della Fortuna di Fano che proprio giovedì 11 ottobre dà il via alla vendita dei nuovi abbonamenti di FanoTeatro, stagione della Fondazione Teatro omonima in collaborazione con Amat.
Per chi arriva dall’angolo opposto di piazza XX Settembre, quella nonna col suo nipotino seduta davanti al portone del teatro, per essere la prima di una fila che si allungherà di ora in ora, risulta una bellissima immagine poetica.

Riccardo e Rosalba

Per tutti coloro che hanno trovato incomprensibili e forse anche un po’ sconcertanti, visti i tempi che corrono, le immagini che, solo una decina di giorni fa, hanno riempito giornali e televisioni, delle lunghe file davanti ai mediastore per accaparrarsi l’ultimo modello del più costoso telefonino cellulare sul mercato, la signora Rosalba Zeppi in attesa con il nipotino Riccardo davanti a quel portone sembra un prodigio, quasi un miracolo.
Eppure è una realtà tutta italiana che dovremmo più spesso ricordare.

La cultura in Italia è una vera e propria “industria creativa” in continua crescita. Nel rapporto 2012 sull’industria culturale, di Fondazione Symbola e Unioncamere, emerge che essa frutta al Paese il 5,4% del Pil, equivalente a quasi 76 miliardi di euro, mentre i finanziamenti dello Stato alla cultura ammontano ad una cifra corrispondente appena allo 0,11% del Pil (fonte Federculture). E non finisce qui. Il settore, infatti, dà lavoro a un milione e quattrocentomila persone, ovvero al 5,6% del totale degli occupati del Paese.
Grazie a tutte le signore Rosalba e ai loro nipotini Riccardo che ci ricordano che con la cultura non solo si nutre la mente, l’intelletto, lo spirito e quant’altro, ma anche “si mangia”.

Andreina Bruno

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