Civitanova Danza 2017: intervista ad Adriana Borriello
In occasione della XXIV edizione di Civitanova Danza abbiamo chiesto ai protagonisti del festival di svelarci alcune curiosità sugli spettacoli che presentano a Civitanova Marche. Attraverso piccole e brevi interviste ci suggeriscono che cosa dobbiamo aspettarci e ci stimolano ad aprire il nostro sguardo.
Pubblichiamo l’intervista rivolta alla coreografa Adriana Borriello che presenta sabato 15 luglio alle ore 20.30 al Teatro Cecchetti Cantiere aperto per “Duo Goldberg”, offrendo al pubblico la condivisione di una fase dei “lavori in corso” del progetto coreografico definitivo che vedrà la luce in novembre 2017.
Intervista a Adriana Borriello coreografa e interprete di
CANTIERE APERTO PER DUO GOLDBERG
[sabato 15 luglio alle ore 20.30 al Teatro Cecchetti di Civitanova Marche]
Duo Goldberg: che cosa ti ha spinto a scegliere Johann Sebastian Bach per questo nuovo lavoro?
Considero Bach un monumento della sapienza musicale, mi ha sempre affascinato la sua totale padronanza della tecnica compositiva e delle regole dell’epoca, al punto tale da permettergli di “giocare” con esse spingendole al limite fino a rischiare di infrangerle, aprendo così ai futuri sviluppi del linguaggio musicale. Tuttavia, l’estremo rigore e l’esattezza della sua musica sono per me l’espressione di un’enorme fantasia e naturalezza e l’evocazione di un’umanità in tutte le sue sfaccettature, compreso il “divino” che è dentro di noi.
In una frase: cosa può aggiungere il corpo alla musica?
Il corpo che si muove è musica che si “vede”, la musica è corpo/movimento che si “ascolta”. Entrambi si “sentono” e vibrano in noi.
Quando pensi alle Variazioni Goldberg qual è la prima immagine che ti viene in mente?
Una perfetta architettura in filigrana vibrante che manifesta, al contempo, la semplicità e la complessità dell’esistenza, sempre uguale e sempre diversa, e svela le connessioni invisibili tra tutte le cose, la molteplicità e l’unità.
Consigli allo spettatore prima di vedere lo spettacolo?
Lasciarsi “toccare” dai due corpi in scena: quello della pianista nell’atto di suonare e il mio nell’atto di danzare; aderire empaticamente al dialogo tra questi due diversi modi di incorporare la musica di Bach. Infine, “gustarsi” la possibilità di essere testimoni non di un lavoro compiuto, bensì di un processo che vive la sua fase iniziale, quella in cui si testano gli approcci per gettare le fondamenta, in cui il progetto si avvia a prendere vita fino a diventare un oggetto in sé. Dunque una fase fragile e magica. Magica perché fragile.
Che cosa significa per lei presentare un Cantiere Aperto di Duo Goldberg a Civitanova Danza?
Una sfida e un’opportunità. La sfida consiste nel condividere col pubblico una fase così delicata del processo creativo, ovvero gli inizi della realizzazione vera e propria e il primo concreto incontro sul campo tra la pianista Francesca Lico, il disegnatore luci Giovanni Bacalov e me. L’opportunità è rappresentata, da una parte, dal fatto di poter offrire al pubblico un’esperienza quasi “voyeuristica” che lo rende partecipe del processo di lavoro in atto; dall’altra, per noi, si tratta di un momento che ci permette di verificare la strada intrapresa e raccogliere impressioni che saranno certamente preziose per il prosieguo. In ogni caso, sono una convinta sostenitrice della condivisione pubblica dei processi creativi nelle arti performative contemporanee: credo siano fondamentali per il pubblico e per gli artisti, e per una maggiore prossimità e comprensione reciproca.
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