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Marche Palcoscenico Aperto. Il festival del teatro senza teatri: nuove sfide per il settore dello spettacolo dal vivo marchigiano

Marche Palcoscenico Aperto. Il festival del teatro senza teatri: nuove sfide per il settore dello spettacolo dal vivo marchigiano

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Con questo contributo inauguriamo una serie di articoli che per alcune settimane, ogni mercoledì, verranno pubblicati su questo blog e proveranno a depositare qualche traccia di riflessione attorno al progetto Marche Palcoscenico Aperto. Il festival del teatro senza teatri che si è da poco concluso dopo quattro mesi di intensa programmazione che si è diffusa attraverso molteplici piattaforme.

In parallelo al cartellone digitale marchigiano prosegue anche Now/Everywhere OFFicine rinominato per questa nuova versione NEOff Reloaded: il progetto, nato durante il primo lockdown come officina di pensiero per il teatro che verrà, è costituito da un collettore multicanale curato in collaborazione con AMAT da Laura Gemini e Giovanni Boccia Artieri per LaRiCA, Università degli Studi di Urbino Carlo Bo affiancati da Stefano Brilli e Francesca Giuliani. La ricerca si è concentrata in questa seconda edizione sull’osservazione delle sperimentazioni degli artisti marchigiani sul digitale, oltre ad aver continuato a portare avanti sia le conversazioni con vari artisti della scena nazionale, che si sono svolte tra febbraio e marzo 2021 interrogandosi su come le arti performative stanno affrontando la crisi immaginando il futuro, sia l’attività del canale Telegram NEOfficine Teatro che prosegue ancora oggi. Il progetto Marche Palcoscenico Aperto, finanziato da Regione Marche / Assessorato alla Cultura e coordinato da AMAT (soggetto attuatore), ha costituito per gli artisti e le compagnie selezionate un laboratorio di sperimentazione di nuovi progetti performativi che consentissero la partecipazione del pubblico in presenza nonostante la chiusura degli spazi di spettacolo. Il festival del teatro senza teatri si è così caratterizzato per la multidisciplinarietà delle iniziative presentate – dal circo alla danza contemporanea, dalla musica classica al dj set al teatro di figura per citarne solo alcuni -, per la programmazione di creazioni pensate appositamente per il digitale o per qualsiasi altro mezzo che rende possibile l’interazione live con gli spettatori, per il numero degli artisti ospitati nonché per l’esclusiva provenienza regionale di questi ultimi.

L’iniziativa ha permesso ai sessanta artisti marchigiani selezionati mediante un invito, non tanto, o almeno non solo, di sostenersi a livello economico quanto di sviluppare nuovi formati e nuovi generi performativi in dialogo con le specificità delle piattaforme di comunicazione scelte. Non si è quasi mai assistito a un mero trasferimento di spettacoli precedentemente sviluppati sul supporto digitale o su altri apparati di comunicazione quanto piuttosto a una vera e propria riflessione creativa che si è sviluppata in stretta connessione con la modalità di fruizione più o meno interattiva ricercata.

La ricerca sul campo: i focus group con gli artisti di Marche Palcoscenico Aperto

Proprio per queste caratteristiche, ovvero la possibilità di sperimentare differenti modalità di creazione, produzione e fruizione dello spettacolo dal vivo in stretta connessione con le specificità del digitale, il progetto Marche Palcoscenico Aperto si è rivelato un’occasione particolarmente interessante per proseguire il progetto NEOff, concentrando la ricerca sull’osservazione delle potenzialità del digitale nelle arti performative confrontandosi direttamente con gli artisti. Per fare ciò si è utilizzata come metodologia di ricerca quella dei focus group per facilitare i partecipanti a interrogarsi sulla loro iniziativa a partire dal confronto diretto con gli altri protagonisti dei palcoscenici digitali. Dei sessanta artisti marchigiani selezionati per Marche Palcoscenico Aperto la ricerca ne ha intercettati quarantuno e gli incontri si sono tenuti tra aprile e maggio 2021, momento in cui non tutti i partecipanti avevano presentato il proprio progetto al pubblico. I temi attorno ai quali si è concentrata la conversazione erano strettamente legati all’esperienza creativa nell’ambiente digitale e, grazie all’interattività e alla pluralità di esperienze rispetto alla medesima situazione vissuta, si è innescata una riflessività sul progetto che ha dato la possibilità ai partecipanti di far riaffiorare dal confronto diretto il ricordo di particolari dimenticati o di certe difficoltà affrontate. Ogni focus group si è caratterizzato per un buon equilibrio tra omogeneità ed eterogeneità interna a ogni gruppo che si è costituito: ogni conversazione, infatti, ha visto la presenza di artisti provenienti da differenti ambiti disciplinari, il più delle volte sconosciuti tra di loro il che ha concesso una certa libertà nella trattazione delle tematiche e nell’approfondimento di ulteriori aspetti che sono emersi grazie alla modalità di dialogo che per certi versi è molto simile all’interazione quotidiana. Le aree tematiche sulle quali si sono sviluppate le conversazioni hanno riguardato tre ambiti sui quali si è focalizzata la ricerca: 1) la descrizione del progetto creativo presentato in occasione di Marche Palcoscenico Aperto; 2) il rapporto con i media digitali; 3) il frangente storico-politico attuale: le difficoltà emerse e le nuove sfide.

Dai focus group sono emerse alcune delle problematiche con le quali gli artisti del settore dello spettacolo dal vivo marchigiano si sono dovuti confrontare in questi mesi in relazione allo sviluppo del loro progetto creativo. Il desiderio di continuare a immaginare opere che incontrassero gli spettatori ha permesso di indagare nuovi formati e di attraversare piattaforme di comunicazione che non essendo pensate per ospitare l’incontro tra artisti e pubblici sono state in qualche modo adattate alla ricerca e alle modalità di fruizione indagate che a loro volta si sono adattate alle logiche e grammatiche imposte dal digitale. Il panorama che emerge è vasto e multiforme e le riflessioni che gli artisti hanno innescato in questi mesi mostrano uno sguardo attento, profondo e orientato sulla lunga durata che si interroga non solo sul progetto imminente ma più ad ampio raggio sulle ricerche future raccogliendo le sfide e le opportunità provenienti dall’ambiente digitale, immaginando anche cosa resterà di queste sperimentazioni.

Il digitale come nuovo spazio di creazione per le arti performative marchigiane

Dai quarantuno partecipanti ai focus group è emerso che solo quattro di loro avevano già lavorato prima della diffusione della pandemia in modo continuativo a stretto contatto con l’ambiente digitale, sei avevano già lavorato con il video sia dal punto di vista della contaminazione tra linguaggio audiovisivo e linguaggio teatrale che in rapporto al medium cinematografico che all’ambito più specifico della video-danza, mentre per i restanti questo rapporto era connesso principalmente al solo ambito della comunicazione sui social media.

Il digitale come spazio di relazione con il pubblico 

Per la maggior parte dei rispondenti dall’inizio del 2020 il rapporto con lo spazio digitale si è ulteriormente ampliato soprattutto dal punto vista comunicativo, in stretta relazione al mantenimento dei rapporti con i propri pubblici e le proprie comunità di riferimento quindi attraverso lo sviluppo di laboratori di formazione o la presentazione di spettacoli per le scuole o altri contesti specifici, esperienze entrambe che hanno utilizzato le piattaforme digitali principalmente come strumenti di dialogo e networking. «Ovviamente non è la stessa cosa», sottolinea Mauro Orsini, «in questo momento penso che il digitale sia un atto di resistenza del teatro, questo è un surrogato, un palliativo che serve per andare avanti», facendo emergere una riflessione che non solo ritorna con altri artisti che per la prima volta si sono affacciati a questo linguaggio confrontandosi con le sue specificità proprio in occasione del progetto selezionato per Marche Palcoscenico Aperto, ma che caratterizza ancora il dibattito culturale in Italia rispetto a questi temi.

Il digitale come spazio generativo di idee

Per altri artisti che non avevano mai lavorato in questo ambito prima del lockdown, il digitale è diventato un vero e proprio spazio generativo di idee, finanche uno spazio di creazione coreografica come è stato per Masako Matsushita: la coreografa e danzatrice ha sottolineato che «l’approccio con il digitale non sostituisce il lavoro con il corpo in presenza ma è stato utile, mi ha dato lo stimolo per approfondire come approcciare la coreografia con altri linguaggi». Anche per i pochi che da anni creano le loro opere all’interno dello spazio digitale o che si interrogano sulle sue specificità, i molteplici campi di sperimentazione che gli artisti hanno aperto sul digitale hanno innescato un vortice generativo molto positivo come ha sottolineato l’artista Mara Oscar Cassiani, che da anni lavora tra offline e online, perché con «la sperimentazione di questi mesi sul digitale si è potenziato il linguaggio» stesso e ciò ha permesso un arricchimento sia delle riflessioni che dei materiali di lavoro. Infine, come ha sottolineato il musicista Roberto Zechini che da anni collabora con la piattaforma exit.live, non bisogna solo considerare il rapporto con il digitale dal punto di vista delle esperienze artistiche ma anche rispetto al luogo in cui si sta sviluppando un progetto perché «stare in Italia e farlo dall’Italia è un dato diverso perché in altri luoghi del mondo questa esperienza è più tecnicamente supportata da un uso più quotidiano e attrezzato dal punto di vista sociale oltre che tecnologico».

Il rapporto tra performing art nel digitale e la singolare carriera di ogni artista o compagnia è stata una delle tematiche affrontate durante i dialoghi; nei contributi che seguiranno nelle prossime settimane si andranno anche ad analizzare quelle che sono state 1) le sperimentazioni di molteplici formati digitali, in stretta connessione con le piattaforme di comunicazione utilizzate, approfondendo i significati e le declinazioni della liveness nelle differenti ricerche creative; 2) le relazioni che si sono sviluppate con gli spettatori provando già a tessere una mappa, certamente ancora provvisoria, del pubblico raggiunto da queste iniziative; e infine si prenderanno più da vicino in considerazione 3) da una parte le principali criticità che sono state affrontate in stretta connessione alla mancanza di competenze sul digitale del settore dello spettacolo dal vivo marchigiano dall’altra le potenzialità emerse dallo sviluppo di pratiche innovative in stretta connessione con le singolari carriere artistiche. Da parte di tutti i partecipanti ai focus group emerge l’aspetto principalmente positivo di questa esperienza creativa nel digitale oltre che la consapevolezza che il fenomeno non si fermerà con l’apertura degli spazi di spettacolo: come ha evidenziato Fabrizio Bartolucci di Teatro Linguaggi, «le performance fatte in rete dovranno essere tenute presenti come una frontiera diversa da percorrere ma necessariamente dovranno essere implementate le competenze» oltre che superato il ben più grave e annoso problema che è quello relativo alla scarsa connessione di rete che impatta non solo sul territorio marchigiano ma sul più ampio panorama nazionale.

Francesca Giuliani – Redazione NEOff

 

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