Servo per due: la compagnia incontra il pubblico a Oltre la scena
«Abbiamo condiviso e realizzato qualcosa che in Italia in questo momento è difficilmente realizzabile, creando una compagnia composta, per ora, da quaranta persone tra attori, musicisti e tecnici. Ma soprattutto i tecnici siamo noi! Collaboravano tutti ed era qualcosa di, potremmo dire, ‘rivoluzionario per il nostro Paese’».
Oltre la scena, il ciclo di appuntamenti che permette al pubblico di incontrare il cast degli spettacoli in scena al Teatro Rossini di Pesaro per approfondire tematiche e soddisfare curiosità, ha riunito nella platea del Rossini sabato 14 febbraio la compagnia di Servo per due, lo spettacolo diretto da Pierfrancesco Favino e Paolo Sassanelli. I due sono anche traduttori e adattatori, con Marit Nissen e Simonetta Solder, dello spettacolo One man, two guvnors di Richard Bean, che a sua volta è un adattamento del testo Il servitore dei due padroni di Carlo Goldoni. Con grande disponibilità, Paolo Sassanelli ha spiegato a una folta e attenta platea, che il lavoro di riscrittura del testo è stato sostanzioso perché come l’ambientazione, la Rimini degli anni trenta, anche certe trovate umoristiche della versione inglese sono state ‘italianizzate’. Infatti lo humor inglese è stato sostituito da quello italiano, inventando nuove situazioni ironiche per incrementare il coinvolgimento del pubblico. Sassanelli ha ironizzato dicendo che «adesso è uno spettacolo completamente diverso dallo spettacolo inglese, e se mi permettete… il nostro è meglio!»
Il regista ha continuato a spiegare come prima di andare in scena lo spettacolo abbia avuto una preparazione di otto mesi che ha coinvolto i quaranta membri della compagnia in un percorso fatto di seminari di acrobatica, di clownerie e di maschera con tre grandi insegnanti italiani; vi è stata anche una buona dose di improvvisazione visto che il testo è stato consegnato agli attori solo negli ultimi giorni. «È stata un’esperienza utile, per un gruppo di attori che non si sono mai incontrati sulla scena, proprio per conoscersi meglio. Otto mesi sono volati: ti conosci, diventi amico, discuti, litighi, ti spalleggi. Ci sono stati dei conflitti, ci tiravamo delle sedie, urlavamo, ma poi è passato tutto, perché quello che conta alla fine è il risultato. Questa intensa formazione era mirata solo a rendere la compagnia coesa, ma anche a creare un legame con il pubblico, per farlo partecipare attivamente allo spettacolo e riavvicinarlo al mondo del teatro». E infatti una delle caratteristiche di Servo per due è proprio il coinvolgimento del pubblico. Sassanelli ha sottolineato che «lo spettacolo punta a portare in scena qualcosa di popolare nel senso più alto del termine, proprio per avvicinare noi, il mondo dello spettacolo, al pubblico. L’intento è infatti quello di riportare il pubblico a teatro, tentando di fornire uno spettacolo divertente, che va al cuore delle persone; credo infatti che uno dei problemi del teatro italiano in questo momento sia la diffusione di spettacoli un po’ noiosi e quindi l’intento era di produrre qualcosa di qualità senza dimenticare il divertimento.»
Per animare lo spettacolo e renderlo ancor più piacevole e appassionante, Pierfrancesco Favino e Paolo Sassanelli hanno voluto coinvolgere la band Musica da ripostiglio con il loro repertorio di musiche anni trenta. Anche loro erano presenti all’incontro con il pubblico, che hanno allietato con qualche nota musicale la conclusione di Oltre la scena, e hanno affermato di «essere già abituati a lavorare in gruppo: per questo ci siamo ritrovati in un altro grande gruppo di persone in un’esperienza umana bellissima.»
L’esperienza tanto artistica quanto umana che la compagnia ha vissuto nella preparazione di Servo per due, è nata da una riflessione sullo stato del teatro oggi in Italia, sull’esigenza della valorizzazione delle strutture e di chi fa della cultura un mestiere: «quello che mi piacerebbe fare con il nostro gruppo – conclude Sassanelli – è di riportare il teatro alla sua natura. È necessario andare a teatro per l’essere umano, condividere l’esperienza di un rito che è il teatro, la rappresentazione, ma non si può prescindere dalla bellezza. Nel nostro piccolo noi cerchiamo di fare questo, di riportare tutto questo a teatro, rispettando il luogo, gli autori, gli attori e soprattutto il pubblico con quello che facciamo.»
Marco Tittarelli
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