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Impressioni su Madame Bovary

Impressioni su Madame Bovary

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Una giovanissima spettatrice del Liceo Mercantini di Ripatransone, Alessandra Michetti, ha assistito alla prova aperta di Studio su Madame Bovary per la regia di Luciano Colavero con protagonista Chiara Favero. Alla fine di una residenza avvenuta proprio nella deliziosa cittadina ascolana per allestire lo spettacolo che debutterà a ottobre, attrice e regista hanno incontrato gli studenti del Liceo Mercantini, invitandoli a vedere lo Studio. (leggi qui l’approfondimento)
Dopo questo incontro Alessandra Michetti ha voluto condividere la sua riflessione che riportiamo qui di seguito.

attrice e regista incontrano gli studenti - foto di Stefano Fraticelli

Cinquantaquattro paia di tacchi rossi e una rete metallica avvolta da una coltre bianca: ecco il primo impatto che da spettatore si recepisce osservando il palco del Teatro Mercantini allestito per lo spettacolo su Madame Bovary.
Sembra, quindi, essere apparentemente lecito chiedersi cosa possa accomunare questi elementi e, soprattutto, in che modo possano essere unificati. Eppure la risposta, forse paragonabile per alcuni aspetti a un enigma posto dalla mitologica Sfinge, si rivela semplice e immediata non appena le luci, parti integranti della scena, si accendono e riflettono i loro colori sulla figura della protagonista.
È, infatti, lei, Madame Bovary a gestire lo scenario da padrona indiscussa proprio perché gli elementi scenografici sono in realtà emblemi della sua tanto avida e bramosa quanto incerta e lacerata personalità. In tale contesto, dunque, viene pian piano esplicato il desiderio crescente di cupidigia della donna unito dapprima all’ancor più netta nevrosi fortemente marcate da dialoghi e situazioni immaginarie in seguito culminate nella morte-suicidio-liberatorio dalle catene della vita.
Tuttavia, l’apice dell’attenzione, pur costante nel corso del suggestivo e riflessivo monologo caratterizzato da toni rispondenti al carattere della protagonista, credo si raggiunga nel momento in cui lo spettatore entra nel meccanismo del teatro e vede l’attrice rivelare la propria identità svestendosi dai panni del personaggio centrale di Flaubert.
“Io non sono Madame Bovary” è la battuta con cui la trama delle vicende sembra si fermi, parallelamente alla mancanza di un sottofondo musicale, per lasciar posto ad un ulteriore approfondimento psicologico su una donna che nel corso della propria vita non è mai riuscita a “sfoggiare su una passerella parigina le proprie scarpe”.

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