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Da Civitanova Marche a Rovereto dopo un incontro speciale

Da Civitanova Marche a Rovereto dopo un incontro speciale

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In teatro, e ancor più nella vita, possono accadere incontri speciali. Come quello che è avvenuto a Civitanova Marche durante il laboratorio di danza condotto dalla coreografa Luna Cenere a ottobre 2019, nell’ambito di Civitanova casa della Danza progetto di residenza ideato e realizzato da AMAT, finanziato da MiBACT e Regione Marche, che ha visto la partecipazione di comuni cittadini del territorio che si sono messi in gioco, in qualità di amatori dell’arte coreutica. [A questo link si può approfondire il laboratorio e vedere la video intervista a Luna Cenere].

laboratorio di Luna Cenere a CIvitanova Marche – foto di Andrea Baldassarri

L’esperienza di questo laboratorio è stata così intensa e significante da far germogliare nuove relazioni, e voglia di esplorare il  rapporto con il proprio corpo in relazione agli altri e allo spazio circostante, al punto da spingere una delle partecipanti a proseguire l’avventura. Selvaggia Cecarini, dopo aver preso parte al laboratorio di Civitanova Marche, ha infatti deciso di seguire Luna Cenere anche al Festival di Rovereto Oriente Occidente, dove la coreografa napoletana ha portato avanti un altro percorso per amatori. In un posto pieno di storia e di autentica bellezza, come la Campana dei Caduti di Rovereto, si è tenuto un nuovo laboratorio di Luna Cenere nell’ambito del progetto Genealogia. Le radici del corpo.
Riportiamo qui sotto le impressioni di Selvaggia Cecarini che ringraziamo per aver condiviso con noi l’esperienza.

laboratorio di Luna Cenere a Rovereto – foto di Sarah Melchiori e Angela Onorati

 

“Prima danza. Poi pensa. È l’ordine naturale delle cose” dice Beckett. Ed è questo che ho provato con il mio corpo la prima volta che ho incontrato Luna Cenere a Civitanova Marche. Ho dovuto tacitare la mente che veste il corpo di molte maschere per andare a riscoprire il mio naturale modo di abitare il corpo. La postura è la nostra maniera di stare al mondo, in essa troviamo segni precisi della nostra storia. Le nostre cicatrici. Ogni corpo ha una storia da raccontare. Andare a rallentare il tempo per metterlo in linea col respiro e capire come il corpo si organizza nello spazio non è stato facile, soprattutto se questo spazio non è vuoto ma si sostiene sulla relazione e la cura dell’altro da sé. Il corpo non smette di essere in ascolto con quello dell’altro, dove i tanti respiri si fanno uno e l’io lascia spazio al noi. 
A Rovereto la situazione è stata completamente ripensata per adattarsi al distanziamento fisico e sociale dovuto al Covid. La voce e gli sguardi hanno sopperito all’impossibilità del contatto che comunque è stato mantenuto energeticamente.  Per far dialogare musica corpo e spazio, il lavoro sui corpi in scena e stato ricalibrato sul luogo dell’esibizione e sul tappeto sonoro psicoacustico del maestro di musica Renato Grieco. Sotto la Campana dei Caduti, terra di tutti e di nessuno si è creato un ambiente mistico che ha lasciato gli spettatori senza parole.

Selvaggia Cecarini

 

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