Spazio Sofa: il primo appuntamento non si scorda mai
Si respira un’atmosfera frizzante e piacevole allo Spazio Sofa di Jesi aperto per la prima volta al pubblico quest’anno il 9 marzo. Certo, doveva essere il secondo appuntamento e ci si doveva già ben conoscere, ma la neve di febbraio ha rinviato l’incontro con questo bel “divano” accogliente… E se il primo appuntamento è il preludio di un “dopo” che si va consolidando, si può ben dire che le basi positive ci sono proprio tutte.
Come trasformare un teatro in un luogo dove si possono incrociare persone, artisti, musica, installazioni, danza, teatro e “giochi” interattivi, il tutto nella stessa serata? Ci pensa lui, Baku, o meglio loro: l’Associazione Culturale formata da Simone Guerro (regista e attore teatrale), Lucia Palozzi (attrice e operatrice teatrale), Nicola Paccagnani (musicista e operatore del settore cinematografico), Alessio Pacci (grafico e artista multimediale) e Ilaria Sebastianelli (scenografa e formatrice).
Dopo due anni di esperimenti già avviati al Teatro Ferrari di San Marcello sempre con il progetto Spazio Sofa, il gruppo si sposta e occupa il Teatro Valeria Moriconi di Jesi, più grande e con più possibilità di dare spazio alle arti. Partono proprio da qui, dalla volontà di offrire ai giovani artisti il modo di potersi mostrare ed esibire, avere un confronto con degli spettatori e concedendo anche ampi margini di errore a chi in fondo muove i primi passi. Tantissima gente riempie Sofa, curiosi, amici, artisti, operatori, persone passate per stare in compagnia, per assistere a un concerto, per vedere ciò che si muove nel territorio più incolto e sconosciuto, per fruire liberamente uno spazio dove sono appesi lavori d’arte, dove su un palco si esibiscono a turno danzatori, teatranti e musicisti.
Ecco Spazio Sofa: come lo definisce Baku stesso è «un contest interattivo aperto a musicisti, fotografi, attori, danzatori, performer i quali faranno vivere il teatro per una serata in modo del tutto originale, con la possibilità per il pubblico di entrare liberamente e interagire con ogni opera e attività proposta.»
Il 9 marzo sono successe tante cose: la serata si è aperta con la proiezione del risultato del workshop #1, primo minilaboratorio di 10 ore dei tre che si terranno tra marzo e aprile. Cinque ragazzi si sono sperimentati sotto l’insegnamento del compositore Paolo Bragaglia e dell’artista multimediale Matteo Giacchella realizzando un video giocoso e divertente, tra teste di animali usati a mo’ di maschere, tende rosse, palloncini e armadietti che si aprono e chiudono in una vera e propria coreografia che va a suon di musica elettronica.
Seduti su un comodo e simpatico “prato” verde che rendeva più colorato il Teatro Valeria Morriconi, e tutta la situazione informale e amichevole, gli spettatori hanno assistito poi all’esibizione delle ancora acerbe danzatrici di Emozioni Sottovuoto – tre corpi che, dopo un primo pezzo interessante giocato sulla tecnica della contact, si sono alternate in scenette più leggere e didascaliche – e dei simpatici e caserecci Triandanti, un duo composto da un menestrello con fisarmonica e un giocoliere.
Si girava poi liberamente all’interno di Sofa – accompagnati dalle note live dei Turkish Café (vai al sito) che hanno riproposto canzoni famose riadattandole e seguendo uno stile alla Novelle vague – tra i dipinti simbolici di Morena Chiodi (qui si può vedere la gallery che consiglio vivamente), le “alchimie vegetali” dell’orafo Matteo Tiranti e le fotografie di Giada Bolognini, gli scatti periferici del collettivo luoghicomuni (vai al sito), le sculture etniche di Etien Okpoby Lydie Francoise e le opere di Cristina Messora e Gabriele Silvi, queste ultime parte della mostra a Pesaro di Senzatomica (vai al sito). In attesa che l’ultimo concerto della serata riunisse tutti nella sala principale di Sofa – quella con il prato per intenderci – si poteva prendere parte ai divertenti (self) contest che il gruppo Baku ha ideato per l’occasione: 160 Story una sfida di microletteratura dove 160 caratteri riassumono una privata storia di ribellione e Post-me, scatti ad hoc fatti da Marco Tedeschi, ritratti di chi è passato a Sofa e ha giocato di fantasia con post-it da appiccicarsi addosso (per vedere la divertente gallery). Il discusso artista Iosonouncane (www.iosonouncane.it), ossia Jacopo Incani, bolognese di adozione e sardo di nascita, ha chiuso la serata urlando le malattie sociali della nostra quotidianità con un campionatore, una loopmachine e una chitarra; peccato per i testi che un po’ si perdevano tra gli alti echi musicali e gli effetti vocali.
Baku è riuscito a creare un piccolo spazio felice di condivisione e incontro tra persone, arte, performance, in perfetta contrapposizione alle parole dure sulla società di Iosonouncane; un tesoro da far crescere e una fortuna da coltivare per la comunità jesina e non solo.
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