Fantoni e le Sorelle Marinetti incontrano il pubblico

L’introduzione è spettata a Giorgio Bozzo, uno dei due autori dello spettacolo insieme a Gianni Fantoni, che ha spiegato come la lettura del saggio Italia sotto le bombe gli abbia provocato una contro-reazione: trovando il racconto opprimente aveva voglia di scrivere un testo leggero e divertente e che proponesse una morale, ossia “trovare il coraggio di andare avanti e sopravvivere sempre, nonostante tutto”. Contemporaneamente gli interessava anche recuperare il ricco repertorio di swing italiano degli anni 40; è qui che è entrata in scena la figura del direttore musicale dello spettacolo Christian Schmitz. Lo scopo era di utilizzare le canzoni per delineare dei personaggi realmente esistiti, omaggiare il celebre Trio Lescano e il loro mondo. Le Sorelle Marinetti (Nicola Olivieri, Marco Lugli e Andrea Allione, rispettivamente Turbina, Scintilla e Mercuria Marinetti) recuperano infatti queste “tre grazie del microfono” che dal 1936 al 1941 hanno riscosso un grande successo in Italia, ma che oggi rappresentano una tradizione perduta e quasi dimenticata. “Il teatro può servire a salvare la memoria dall’oblio, per conservare e far conoscere la nostra identità, la nostra cultura e il nostro patrimonio artistico” ha affermato Bozzo.
L’autore ha inoltre aggiunto come in Risate sotto le bombe ci sia tanta attualità: “viviamo in un clima che ricorda il dopoguerra, proprio come 70 anni fa. Come quel tempo bisogna avere coraggio: è inutile deprimersi ancora di più, bisogna resistere e uscire dalla crisi, insieme. Non bisogna perdere la speranza, ma avere fiducia in se stessi e negli altri.”
Il comico Gianni Fantoni, dopo aver sottolineato allegramente e sottilmente come sia difficile togliere la parola a Bozzo – provocando l’ilarità dell’intera sala –, ha spiegato come scrivere in due per lui sia stato molto istruttivo perché “le idee crollano e si riformano, c’è un confronto diretto quotidiano”. Ha affermato anche come il suo massimo divertimento stia nel trovare le battute e sviluppare una comicità sempre raffinata, che mai utilizza le parolacce perché “come diceva Groucho Marx: chiunque può far ridere con le parolacce, ma per far ridere senza ci vuole un bravo comico”.

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