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Frammenti di Didone e Enea a Palazzo Buonaccorsi

Frammenti di Didone e Enea a Palazzo Buonaccorsi

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In occasione dello spettacolo Didone e Enea del Balletto Teatro di Torino –  andato in scena il 13 e 14 novembre al Teatro Lauro Rossi di Macerata – è stato realizzato FRAGMENTS/Didone e Enea, evento site specific all’interno del Museo di Palazzo Buonaccorsi. Gli interpreti del Balletto Teatro di Torino hanno dato vita ad alcuni frammenti della coreografia che Matteo Levaggi ha creato per loro, abitando alcune stanze affrescate del Palazzo e creando un percorso itinerante alla scoperta dei passi danzanti che si sono animati sulla drammaturgia musicale di Henry Purcell.

Le impressioni di Matteo Osimani

Nel cuore di un frizzante pomeriggio maceratese Palazzo Buonaccorsi respira placido.
Ma in questo giorno di novembre Palazzo ha deciso di aprire le sue grandi porte non solo al visitatore armato di grandi tablet per immortalare le sale decorate. No. Oggi Palazzo Buonaccorsi apre le logge, i saloni e le grandi scalinate chiare alla danza.
Allora i maceratesi si affollano sull’ampio atrio pavimentato in legno di quercia ma è frizzante fuori, si diceva, quindi tutti armati di biglietto premono per salire quelle scale.
Matteo Levaggi, coreografo giovane e aperto, si prende la briga di guidare lui stesso gli assetati di danza, dopo aver già magicamente disegnato le linee che seguiranno i suoi danzatori nell’aria. È cortese e paziente, aspetta in cima alle scale, un passo sotto il piano nobile.
Matteo Levaggi ci conduce sotto un cielo di soffitti a cassettoni, che si specchia su tavolini e pavimenti di marmo. Il piano nobile è uno scrigno di momenti barocchi e rococò, sulle pareti pitture di soggetto mitologico.
Barocco e mito. Ora ricordo. Henry Purcell. Didone e Enea.
Quella struggente drammaturgia musicale per fortuna l’hanno portata fin qua dentro, a passeggiare con noi e a riempire di barocco i movimenti dei danzatori.
Siamo tanti, ognuno cerca una feritoia, uno spiraglio tra le nuche assorte per ammirare Didone e Enea giovanissimi, ancora perdutamente innamorati, danzare leggeri come le loro vesti trasparenti. Chi si attarda li può scorgere seduti su due grandi sedie, ansimanti e concentrati, alle spalle un bellissimo affresco.
La seconda sala è più grande e ci accoglie tutti volentieri. Attorno a una sedia e al marmo verde Belinda disegna fantasmi e tempeste nell’aria, avvertiamo che il futuro della sorella non sarà quello da lei sperato e seguendo i suoi gesti, rientriamo tutti nella reggia.
Il fasto del nostro ospite, Palazzo, raggiunge lo zenit nel Salone dell’Eneide. La volta a botte è una tavolozza di colori affascinante, ma ho tempo di riconoscere solo Bacco perché finalmente i danzatori giovanissimi e già maturi sono tutti lì davanti a noi. Le pareti ospitano un ciclo di dipinti su tela che celebrano le gesta dell’eroe virgiliano, pare siano opera dei maggiori artisti del tempo ma del nostro, di tempo, i grandi artisti li abbiamo davanti: dipingono anche loro, con eleganza e sensualità. Raccontano poco ma sanno che sappiamo e allora chiedono licenza di lasciarsi riempire le membra dalle splendide melodie barocche, che ci hanno seguito fin qui. Schiene e sudore, codici di braccia e un folletto impertinente. Enea l’ho sempre immaginato così, bruno, ansimante e ineludibilmente giovane, che stringe e scappa, vorrebbe ma non può. Didone e le fattucchiere, gli spiriti e il principe troiano sono raffinati ed evocativi fino alle punta delle dita.
In pochi minuti riviviamo tutta la tragedia e una musica superba.
Palazzo sorride contento e un po’ assonnato. È contento di averci ospitato così.
Ora un aperitivo in piazza può indicarci la via per il teatro. Stasera li vedremo sul palcoscenico. Didone, Enea e i loro giovani amici.

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