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Le parole di Alda Merini riempiono il Teatro Rossini

Le parole di Alda Merini riempiono il Teatro Rossini

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Sullo spettacolo Canto degli esclusi. Concertato a due per Alda Merini
a cura di e con Alessio Boni e Marcello Prayer

foto di Elisabetta Baracchi

Comincio a nutrire sentimenti di velata gratitudine nei confronti della crisi in cui ci stiamo dibattendo. Perché quando mai due attori giovani, belli e bravissimi avrebbero, pur di recitare, dato voce ad un concertato per Alda Merini, così folle, difficile, raro, straniante, insolito, che costringe un pubblico sempre più preso da mille vacuità consumistiche a dedicarsi per un’ora e mezzo alla sola poesia? Per mancanza di sponsor, per difficoltà economiche, per lo spread, perché i soldi si incanalano nel malcostume e nel malaffare, bisogna aguzzare fantasia e creatività. Non più spettacoli tradizionali, primo e secondo atto, dieci attori, scene, costumi e regia, ma due soli attori, due soli leggii in un palcoscenico assolutamente vuoto e mille e mille parole di poesia. Ci accorgiamo così che ascoltando le mille parole di poesia, nella nostra testa e nel nostro cuore, si muovono alcune rotelline che non sapevamo di possedere e che fanno rumorini strani e nuovi.

Niente di logico, niente di formale, di prevedibile, né costoso, nessuna promozione per stimolare acquisti, solo parole di poesia dette con teatrale seduzione e scritte da Alda Merini vissuta nel difficile e disagevole spartiacque della follia e della poesia; un fiume in piena e senza controllo di spontaneità creativa, di palpiti, di emozioni vitali, di allegria, di pene, di amori e di rivolta, che offrono una sorta di sconvolgente letizia per sublimare ogni disagio e ogni sofferenza. In quel palcoscenico vuoto, possibile contenitore di ogni illusione, Alessio Boni e Marcello Prayer, con sensibilità e intelligenza interpretativa, hanno indagato, in un sottile e raffinato gioco di riflessi e di rispecchiamenti, fra deliri, nenie, canzoni, disvelamenti e apparizioni; fra consapevolezze amare e istintive felicità, quello spazio mentale della Merini che, venendo meno a ogni consuetudine e accortezza quotidiana, irrompe nella fantasia e negli empiti primari dell’anima, con le parole libere della vera poesia; quasi un esperimento per saggiare fino a che punto sappiamo sollevarci ancora dalla dittatura del “parere” e della opportunità. In un Teatro Rossini gremito un po’ per festeggiare l’inaugurazione della Stagione di Prosa 2012-2013, un po’ per il fascino televisivo del bel Alessio Boni, i pesaresi hanno accolto questo Canto degli esclusi con una attenzione fitta, palpabile, stupita, sconcertata e dolente che si è poi liberata in un applauso lunghissimo, sincero, consolatorio e grato. Applauso da gran successo!

Articolo di Ivana Baldassarri, apparso domenica 21 ottobre 2012 su “Il Resto del Carlino”

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