Gente di teatro incontra la Popular Shakespeare Kompany
Io considero il mondo per quello che è: un palcoscenico dove ognuno deve recitare la sua parte.
È una delle più celebri frasi di Shakesepare, appartiene a Il mercante di Venezia. E gli attori di quest’opera, andata in scena il 4 e 5 novembre come primo spettacolo della Stagione di prosa 2014/15 al Teatro Lauro Rossi di Macerata, hanno spiegato come il genio inglese faccia essere fondamentali e funzionali tutti i personaggi delle sue opere, così come tutti gli uomini su questo pianeta hanno una parte da portare avanti.
Si rinnova per il secondo anno l’appuntamento con Gente di teatro a Macerata, ciclo di incontri ospitati alla Civica Enoteca Maceratese, che permette agli spettatori del Teatro Lauro Rossi di approfondire le tematiche e gli allestimenti della Stagione di Prosa 2014/15.
Ad inaugurare Gente di teatro è stata mercoledì 5 novembre la compagnia de Il mercante di Venezia portata in scena dalla Popular Shakespeare Kompany diretta da Valerio Binasco con la partecipazione di Silvio Orlando nei panni di Shylock. L’Assessore Stefania Monteverde – a cui è spettato il saluto iniziale – ha sottolineato come poter incontrare gli attori e vederli fuori dai loro panni di scena e nella loro “vera forma umana” sia davvero sorprendente e rappresenti per il pubblico un momento importante per riflettere su ciò che si è visto. Gli artisti presenti all’incontro ben hanno accolto un invito pubblico che si è sposato perfettamente con la stessa filosofia della Popular Shakespeare Kompany: un’esperienza arrivata al quarto spettacolo (Romeo e Giulietta, La tempesta, Il mercante di Venezia e Il bugiardo) nata dall’incontro del regista Valerio Binasco con degli attori che si sono presi il compito di riportare la gente in sala e di realizzare spettacoli che mescolano poesia e linguaggio contemporaneo, popolari e fruibili per tutti.
Questo allestimento de Il mercante di Venezia si colloca in un tempo sospeso dove tutto è giocato più sull’immaginazione, per focalizzarsi sull’aspetto profondo della narrazione stessa e non tanto per presentare la Venezia del 1500. Sullo sfondo della storia, specifica uno degli attori della compagnia, si staglia la figura demoniaca del denaro – vero protagonista della vicenda – attorno a cui girano tutti i rapporti dei personaggi, in maniera così prepotente da determinare le vicende umane e i comportamenti. I paladini di questa religione demoniaca sono la borghesia veneziana e Shylock: lo scontro di due attaccamenti diversi al denaro. Ma alla fine tutte le vittime diventano carnefici e i carnefici vittime, soprattutto nella scena finale del processo, in cui si accentua il fatto che non si salva nessuno.
Continuando nell’analisi dello spettacolo, si è parlato dei singoli personaggi in scena. Nicola Pannelli, interprete di Antonio, ha ribadito come sia il suo personaggio a dare il titolo all’opera, pur essendo una figura che sembra offrire pochi appigli, è più una funzione della storia e non si sviluppa molto. “È negli occhi di chi guarda credere o non credere all’omosessualità latente di Antonio: se è innamorato di Bassanio, o se semplicemente legato da una profonda amicizia o se è lo stesso Bassanio a sfruttare la situazione ambigua per ottenere il denaro”. Antonio ricorda un boss mafioso, sempre circondato da persone, presunti amici che lo cercano; c’è una coralità che viene restituita dai tanti personaggi che accompagnano la vicenda. Shylock è invece l’outsider, non appartiene a questa comunità di amici: è lo straniero, l’usuraio senza scrupoli. Il personaggio di Porzia – ragazza patinata, circondata dal colore fucsia e da un biondo platino che la rende quasi una Barbie – combatte per abbattere le apparenze: la stessa attrice Elisabetta Mandalari si interroga su questa ragazza che sembra avere tutto dalla vita mentre in realtà è sola e disperata. Ad accompagnarla in scena c’è una strepitosa Milvia Marigliano, nei panni di Nerissa, che sottolinea come abbia costruito il suo personaggio aldilà delle battute, con dei movimenti nello spazio riempiendo con il corpo un vuoto: è iperbolica, sulla carta è inafferrabile, ha poche battute. Ha affermato “Io improvviso da sola di notte con me stessa e poi propongo delle cose al regista. Nerissa non ha rapporto con gli altri, la mia è più una performance costruita in solitudine. Ho un rapporto con Porzia ma non è un vero dialogo.”
Un ragazzo di scuola di platea ha regalato una propria riflessione agli attori, mentre una studentessa ha chiesto chiarimenti sull’utilizzo dei dialetti in scena. La risposta ha incluso il punto di vista di Binasco che crede che la lingua italiana non sia ancora pronta per essere recitata, perché troppo costruita e poco vera. I dialetti qui rappresentano l’uso creativo di una lingua ed è per gli attori motivo di gioco. Un gioco che ha a che fare con il teatro, molto più vero della realtà, molto più vero di una lingua convenzionale che non è quella dialettale, con cui pensiamo e parliamo.
Per concludere il primo incontro di Gente di Teatro la Civica Enoteca Maceratese ha messo a disposizione un bicchiere di Vernaccia di Serrapetrona docs secca, unico vino al mondo che prevede 3 fermentazioni e rifermentazioni successive. Uno splendido colore rosso rubino, con riflessi fino al violaceo, e un gusto morbido ha accompagnato il ringraziamento finale a una compagnia molto disponibile al dialogo. Salute e alla prossima!
Riportiamo qui sotto una piccola riflessione che il giovane studente di Scuola di Platea, Alfredo Gironelli, ha deciso di condividere con noi:
Non si salva nessuno
Ebrei, Cristiani e soldi.
Tutti appaiono demonizzati nella versione di Valerio Binasco del plurivalente Mercante di Venezia di William Shakespeare, siano essi oggetti o tipi umani.
Da un lato i personaggi sono stereotipati ed iperbolici, elevati al ruolo di caratteristiche. Dall’altro il denaro, presente sulla scena al pari d’un memento, si rivela come il brusio di fondo di una catena di eventi nefasti.
Lo scontro tra la borghesia veneziana e l’usuraio, o (per la memoria di Le Goff) il banchiere ebreo, miete vittime su ambo i fronti, portando lo spettatore moderno a simpatizzare per la vendetta di quest’ultimo (pur deprecandone i modi), e a stigmatizzare i cristiani per la loro intolleranza, la loro superbia e per la loro straordinaria capacità di amare di una persona maggiormente il suo denaro.
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