Da più di 10 anni, la città di Fermo si conferma essere una delle città più partecipative a Scuola di Platea, progetto di introduzione al teatro per gli studenti degli istituti superiori promosso da AMAT, in cui la partecipazione allo spettacolo è solo il momento centrale di un programma che prevede incontri propedeutici, lezioni nelle scuole superiori e confronti con le compagnie.
Il 24 gennaio al Teatro dell’Aquila di Fermo è andato in scena lo spettacolo GIANNI – vincitore del Premio In-Box 2016 e del Premio Scenario per Ustica 2015, diretto e interpretato dalla giovane attrice perugina Caroline Baglioni, rivelazione della nuova scena teatrale italiana – proprio nell’ambito del cartellone Classico Contemporaneo, la stagione dedicata alle esperienze più contemporanee promossa – accanto a quella di prosa – dal Comune di Fermo e dall’AMAT in collaborazione con la Regione Marche e il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo.
Al termine dello spettacolo Caroline Baglioni e Michelangelo Bellani della Società dello Spettacolo si sono fermati per incontrare gli studenti e confrontarsi con loro su ciò che avevano appena visto, approfondendo le tematiche portate in scena. Qui sotto pubblichiamo alcune riflessioni di una giovane studentessa del Liceo Scientifico, Valentina Daluiso, che ha preso parte al progetto Scuola di Platea.
La voce di Gianni
Nello spettacolo Gianni possiamo ammirare in scena la bellissima e bravissima attrice Caroline Baglioni che ricostruisce l’intensa storia del defunto zio, passando da momenti di atroce follia ad istanti di sereni e significativi ricordi d’infanzia. Caroline partendo da tre semplici cassette trovate in una scatola, in cui lo zio incise i suoi pensieri, è giunta alla realizzazione di un capolavoro che può dare un vero e proprio schiaffo a tutti gli stereotipi della nostra società, che vede le persone mentalmente disturbate come uno scarto da mettere nell’angolo. Gianni fa molti movimenti ed esprime diversi concetti sulla sua condizione, utilizzando talvolta parole volgari e pesanti ma veritiere, affermando di sentirsi infelice, non realizzato dalla propria vita ed escluso dalle persone che lo circondano. D’altronde tutti gli esseri umani hanno come scopo la felicità e senza lavoro, sogni e amore non possiamo essere soddisfatti di noi stessi. Magari sono questi i motivi che hanno spinto Gianni al suicidio e non il suo stato mentale, naturalmente Caroline per privacy non rivela il perché e il come della sua morte, ma personalmente mi rifiuto di credere che non abbia avuto un reale motivo.
La voce nelle cassette urla una forte rabbia verso il mondo!
Per quanto pazzo sia stato Gianni non era così diverso da noi “normali” e lo capiva meglio lui di noi.
Ho avuto l’onore di discutere con l’attrice riguardo l’utilizzo di sole scarpe da donna e da uomo come scenografia. Le domandai: “Indossi due scarpe differenti come a significare che sei partita da te stessa per portare in scena la voce di qualcun altro?” – Sorpresa della mia considerazione mi rispose che non avevo torto; infatti ascoltando più volte le cassette, come se fossero un vero tesoro, mutò radicalmente le sensazioni provate in quel periodo così difficile della sua vita, mettendosi nei panni, o meglio nelle scarpe, di una persona con dei problemi mentali.
“La scarpa è un simbolo fondamentale perché è l’unica cosa con cui è stato possibile riconoscere il corpo di mio zio. Cambiavo scarpe al cambiare della scena perché ogni coppia racchiudeva una parte della storia, una parte di me e di lui” (Caroline Baglioni).
Concludo invitando a riflettere sulla sofferenza e il disagio della solitudine di Gianni che altro non era che un uomo con il bisogno di essere amato. Sono sicura che se fosse ancora vivo sarebbe felice e orgoglioso di sua nipote. Spero che molti giovani vedano questo spettacolo perché noi siamo il futuro e possiamo cambiare la mentalità. Valentina Daluiso
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