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Le sorelle Macaluso secondo i ragazzi di Fabriano

Le sorelle Macaluso secondo i ragazzi di Fabriano

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Le-sorelle-macalusoI ragazzi del Liceo Scientifico “Vito Volterra” di Fabriano partecipano a una speciale “gita teatrale” almeno una volta l’anno nell’ambito del progetto Scuola di Platea. Si spostano dalla loro città su un bus tutti insieme per vivere un’esperienza teatrale che sia diversa, particolare e curiosa; passano una giornata fuori casa per non perdersi un appuntamento importante con il teatro di ricerca. E se l’anno scorso sono andati a Pesaro per vedere lo spettacolo Nella tempesta di Motus, quest’anno si sono recati a Macerata per Le sorelle Macaluso di Emma Dante, vincitore del Premio Ubu 2014 come miglior spettacolo dell’anno.

Ma non sono stati catapultati nel mondo di Emma Dante senza esservi introdotti: l’incontro con le sue famiglie del Sud Italia, con il dialetto, con quel teatro che è prima corpo e poi parola è avvenuto prima dello spettacolo grazie a un altro progetto, Gente di teatro, serie di incontri pubblici con i  protagonisti del Teatro Lauro Rossi di Macerata che si sono svolti durante tutto l’anno presso la Civica Enoteca Maceratese. Proprio qui la compagnia Sud Costa Occidentale, interprete de Le sorelle Macaluso, ha incontrato il pubblico parlando dello spettacolo, rispondendo a domande e curiosità, analizzando alcuni dettagli ed esplorando le varie sfumature del lavoro che sta riscuotendo un grande successo in tutta Italia e anche all’estero.

La compagnia presso la Civica Enoteca Maceratese durante “Gente di teatro”
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Dopo il generoso incontro con i dieci attori della compagnia, i ragazzi erano curiosi di vedere uno spettacolo “in dialetto”, senza una trama lineare, ma “fatta di ricordi, dove i vivi si mescolano ai morti”; l’attesa era cresciuta e il risultato è stato dei più felici. Dopo aver vissuto la storia della famiglia Macaluso, i giovani studenti di Fabriano si sono rimessi in marcia per tornare a casa e sul bus hanno condiviso le loro impressioni su un messaggio vocale collettivo su whatsapp con pareri lampo e informali come “bellissimo, ci è piaciuto molto”, “il linguaggio del corpo prende molto”, “il dialetto si capisce molto bene”, “si capiva tutto, tanto espressivo e coinvolgente”.

E alle 2 di notte – complice sempre whatsapp – un bellissimo commento scritto da Marianna Balducci, classe VB del Liceo Scientifico che qui riportiamo:

«Riflettendoci un po’ su, per quanto mi riguarda, sono stata colpita dalla grande capacità di coinvolgimento degli attori attraverso la gestualità e il linguaggio del corpo. Mi ha stupito il particolare del mare, all’inizio, reso con una banale, eppure estremamente espressiva ‘agitazione’ delle mani delle attrici; o la danza tra marito e moglie, che sembravano davvero due angeli. In generale, ho apprezzato tanto anche la dinamicità dell’intero spettacolo, vivace e ‘frizzante’. La parte migliore, però, l’ho trovata nell’acuta analisi di una realtà familiare apparentemente scontata, ‘quotidiana’, resa attraverso quel caleidoscopio di personalità, ognuna con i propri drammi, le proprie gioie, i propri sogni, i propri dolori. Mi è sembrato di vivere in prima persona la tragicità della morte per affogamento della prima sorella, ad esempio, e ripensare, magari, all’attimo prima in cui ero stata coinvolta nelle spensierate risate delle sorelle. È stato bello, ho come avuto la sensazione di aver vissuto io stessa la vita di ciascuno dei personaggi.»

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